TI DO LA MIA PAROLA: IL CONVEGNO DEI GIOVANI DELLA DIOCESI A PITIGLIANO
Nell'atmosfera magica e suggestiva di Pitigliano, il 16 novembre ha avuto luogo, come ogni anno, il convegno diocesano dei giovani. Riuniti sotto lo stesso tetto, con i cuori legati dalla stessa Fede, i ragazzi, gli animatori e i sacerdoti hanno trascorso una giornata all'insegna della Parola di Dio, tema intorno al quale si è snodato il convegno, sperimentando la gioia di viverla insieme.
Dopo l'accoglienza di un dolce e caldo ristoro, una preghiera comunitaria ha dato l'avvio alla mattina. I giovani, divisi per fasce di età, hanno partecipato a laboratori interattivi, guidati dagli animatori della pastorale giovanile. Ogni laboratorio, ospitato dalle stanze del seminario, ha avuto la durata di quindici minuti.
Nel laboratorio delle emozioni sono state proiettate immagini con l'intenzione di suscitare nello spettatore emozioni forti. I ragazzi dovevano impulsivamente esprimerle a parole, senza pensarci troppo su: Rabbia, tristezza, ansia, paura, serenità. Poi, sullo sfondo bianco, passi della Bibbia prendevano il posto delle immagini per confrontarsi con esse, e con quelle emozioni scritte di getto sul foglio dall'animatore. Così l'amore e la dolcezza suscitati dall'abbraccio tra un padre e il figlio, prendono forma e si condensano nelle parole che compongono l'Inno alla carità di San Paolo; mentre quell'odio e rabbia, di fronte all'immagine di un padre che sostiene il corpo morto della figlia tra le macerie, spariscono nella bocca di Gesù, che ci dice di amare il nostro nemico, lasciando l'odio lontano. E' la Parola di Dio, che insediandosi nel cuore, cambia la realtà.
Il laboratorio della musica ha dimostrato come essa si manifesti anche sulle note di canzoni. La semplicità della grandezza di Dio ha risuonato in " E da qui" di Nek: sono "gli amici di sempre", "gli abbracci più lunghi", "l'attimo prima di un bacio", "le stelle cadenti" e "il profumo del vento", cose semplici ma immense, oggetto della creazione di Dio, a rendere la vita la cosa più bella che abbiamo. Di altro tono è stata "Vivi per un miracolo" dei Gemelli Diversi, un vero e proprio grido d'aiuto rivolto a Dio da parte di una umanità che si sente la sciata alla deriva. E l'eco di questo grido ha la stessa intensità di quello che Gesù rivolge al Padre, prima di spirare sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
Non meno della musica, è la letteratura, inaspettatamente, a citare, anche in maniera esplicita, la Parola di Dio. Ai ragazzi è stato presentato un estratto di uno dei bestseller più amati dai ragazzi, e Bibbia alla mano sono stati ritrovati parallelismi, citazioni e somiglianze tra essa e Il Signore degli Anelli. Così dietro la descrizione del saggio Gandalf, troviamo delineato Dio come presentato da Giovanni nell'Apocalisse: angelico e candido, i capelli canuti, raggi di sole emanati dal viso.
Nel laboratorio dedicato all'arte, la proiezione dell'"Incredulità di San Tommaso" di Caravaggio, ispirato al passo della Scrittura sull'incontro fra Gesù e Tommaso, ha rotto la monotonia del muro bianco. In quest'opera chiaroscurale, dipinta dal maestro nel 1600, è raffigurato il Signore, avvolto da una veste bianca, che guida amorevolmente la mano di San Tommaso verso il suo costato, perché egli aveva affermato che avrebbe creduto alla Resurrezione solo se avesse sentito sotto le sue dita le piaghe di Gesù. Dietro essi, altri due apostoli osservano increduli la scena: sono San Pietro e San Giovanni. Sul volto del risorto non alberga alcuna rabbia o rancore per quel discepolo che non ha creduto finché non ha toccato con le proprie mani, né per gli altri che pur affermando di credere, si ritrovano sorpresi di fronte alla rivelazione. Dopo aver ispirato i ragazzi presentando loro la scena dipinta, gli animatori hanno domandato se essi si rispecchiassero più in Tommaso, che per credere ha bisogno di verificare personalmente, o nei discepoli, i quali, sebbene avessero fede, non hanno resistito alla curiosità di vedere la scena.
Uno spunto ulteriore sul tema delicatissimo della Fede è stato poi offerto dal Laboratorio del Cinema. Alcuni minuti del film "The Body" del regista americano Jonas McCord precedono la discussione. La pellicola racconta le vicende di un archeologa la quale dimostra di aver ritrovato il corpo di Cristo, che quindi non sarebbe mai risorto. I ragazzi sono dunque portati ad interrogarsi sulla grandezza della propria Fede: E' la nostra fede nella Risurrezione, pilastro del cristianesimo, più grande di tutto, anche della scienza?
Ultimo, ma non per importanza, il laboratorio sulla Bibbia. Sul tavolo nella stanza, erano sparsi frammenti della Scrittura riguardanti la Parola di Dio e su come essa può riflettersi sulla vita di tutti se decidiamo di darle il giusto spazio. Dopo aver scelto uno di questi, i ragazzi, uno ad uno, ne hanno pescato un altro da uno scrigno. Ognuno ha poi spiegato il perché della sua scelta, e letto ai compagni di avventura le frasi della Parola che Dio gli ha dato in sorte.
Concluso l'itinerario, finita la visita dei sei interessanti laboratori, i vari gruppi si sono ricongiunti in un'unica grande stanza. Qui, Federico Gandolfi, frate francescano, ha iniziato il suo intervento aprendo una parentesi riguardo la grazia di vivere in un mondo dove la Parola viene trasmessa continuamente dalla musica, dal cinema, dall'arte e dalla letteratura, come hanno evidenziato i laboratori. Ha poi continuato illustrando come essa può cambiare le nostre vite. Il dono della parola, se detta in verità, tocca la realtà dell'altro e si lascia toccare. Figurarsi allora quanto è forte la Parola di Dio!
Gesù, sulla croce, pronuncia le parole "ho sete". Una necessità vera, che ci fa stare bene e ci procura sostentamento. Un bisogno che deve essere soddisfatto, altrimenti moriamo. Ed è proprio su questo che fra' Federico si sofferma. Dobbiamo chiedere a noi stessi di cosa "abbiamo sete", se sentiamo questa sete, sapendo che la risposta è nella Parola di Dio. Ma più che sentire questa sete, dobbiamo crederci: rivedere noi stessi, scavare nella nostra anima, e capire se sgorga in noi la sorgente della Fede. Durante l'intervento ha poi riportato le parole di Papa Francesco, che ha invitato i cristiani ad essere "docili alla Parola di Dio". Ma per riuscire ad essere come terreno fertile per il seme della Parola, dobbiamo prima essere docili con noi stessi, e di conseguenza stare bene con gli altri.
Dio ci ha infatti creati non per essere perfetti, come Lui. Ci ha dato la sua immagine, non la somiglianza. Essa, dall'uomo, che è libero di scegliere se ottenerla o no, può essere acquisita se lascia entrare la sua Parola dentro di noi, se riesce a comportarsi come Dio, che si limita per dare spazio alla creazione e che per dare vita ad essa non distrugge il male ma mette ordine. Così l'uomo, per raggiungere la felicità del cristiano, ha bisogno di "dare un limite a se stesso", accettare di non essere perfetto, non voler essere diverso da come è, ponendo fine alle sue guerre interne, per ottenere una pace interiore e nel rapporto con gli altri che sia pronta ad accogliere ciò che Dio vuole comunicargli.
Egli con la sua Parola pianta in noi dei semi, cosicché poi noi, con la nostra vita, gli restituiamo i frutti. E queste frasi dense di significato pronunciate da frate Federico Gandolfi portano alla colonna sonora del Convegno dei Giovani: "Così ogni mia parola non ritornerà a me, senza operare quanto desidero, senza aver compiuto ciò per cui l'avevo mandata", dice Dio.
La giornata si è conclusa con la Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo Guglielmo. Durante l'omelia, riprendendo il Vangelo, ha sottolineato l'importanza di mettere in comune i talenti che ognuno di noi possiede, perché i doni che Dio ci offre vanno restituiti dopo averli messi a frutto, allontanando la pigrizia. Ha inoltre ribadito la forza della Parola del Signore che penetra i cuori di chi la ascolta, come una spada: la Parola, quella del Signore, che non tace ma urla!
"Ascoltate, e vivrete", dice il Signore. E noi, siamo pronti ad ascoltare la Sua parola e vivere davvero?
FRANCESCA BARTOLI