“Conoscere sé, gli altri, la propria avventura”: è questo l’obiettivo che il gruppo Samuele si ripropone ad ogni incontro, attraverso la preghiera, l’approccio con le Sacre Scritture e un percorso spirituale di silenzio ed anche ascolto.
L’ultimo ritiro spirituale dei giovani della Diocesi, avvenuto a Monte Argentario in data 10 febbraio 2013, è stato particolarmente importante per la figura con cui essi si sono confrontati: Ester, la cui storia è raccontata nel libro del Meghellot. La regina Ester è molto amata dal mondo cristiano, perché vista come prefigurazione di Maria, madre di Gesù, in quanto, come Lei, veste i panni di “avvocatessa di tutta l’umanità”. Infatti ella attraverso un colloquio con il marito, il re Assuero, dell’Impero Babilonese, salva il suo popolo, il popolo ebreo, da un editto antisemita evocato dal consigliere del re, il malvagio Aman. Nonostante fosse regina di un popolo pagano, ha sempre mantenuto viva la fede per l’unico vero Dio, ed è disposta a rinunciare a tutte le comodità che tale titolo le offre pur di seguire la sua vocazione e donare la sua vita per gli altri. Tale vocazione non è stata un’imposizione, non il destino, bensì la scelta da parte di Ester di diventare strumento di Dio. Lo stesso deve avvenire in noi: la nostra vocazione consiste nel capire quale sia il nostro posto nella vita, e quindi “conoscere sé, gli altri e la propria avventura”. Come Ester, saremmo stati capaci di abbandonare gli agi, rischiare la vita per il bene altrui, agendo sotto il nome di Dio?
E’ stata proprio la preghiera che Ester rivolge a Dio durante il digiuno, per propiziare l’incontro che sarebbe avvenuto col marito, il fulcro della giornata del ritiro. “Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola!”. Il Signore è la nostra guida e il nostro sostentamento nelle difficoltà, in cambio chiede a noi uomini di fare una scelta, perché “Chi non sceglie, agli occhi di Dio muore”. Adempire alla sua chiamata, con un cuore nuovo. Riuscire a sacrificare i beni materiali per essere degni agli occhi di Dio.
La nostra è, prima di tutto, una chiamata alla testimonianza: testimoniare l’amore. La stessa bellezza del creato trasuda l’amore di Dio, che in quest’episodio biblico salva il suo popolo nonostante il peccato d’Israele. Nella sua invocazione, Ester ancora chiede al Signore: “Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone”. Lo stesso chiediamo noi a Dio, la forza in una “parola ben misurata”, affinché qualsiasi “leone” incontriamo nella vita non ci faccia alcun male, perché la violenza non sopraggiunga a schiacciare l’amore.
Francesca Bartoli