Un Segno che lascia il segno
Disinvolti in un clima di serenità, alcuni giovani della diocesi di Pitigliano hanno avuto l'opportunità di incontrare Giona, un personaggio tanto lontano a noi in termini di tempo, ma tanto vicino dal punto di visto sentimentale ed emotivo, un cristiano ante litteram.
L'esperienza durata tre giorni (27-28-29 dicembre) è avvenuta presso il convento dei padri passionisti, fatto costruire da San Paolo della Croce, fondatore della congregazione, nella prima metà del '700 sul Monte Argentario.
Giunti in questo luogo di tranquillità e di ritiro, si è rincontrata una forma di preghiera presentata per la prima volta ai più giovani qualche settimana prima durante il primo incontro del Gruppo SAM, svolto nello stesso luogo, la lectio divina.
Il Vescovo, presente e partecipe in tutti i tre giorni, ha spiegato fin da subito che quell'incontro con la Parola e con il libro di Giona, non era una semplice lettura, ma un vero e proprio incontro e dialogo con Dio. Infatti, ha invitato a meditare e riflettere sui primi due versetti, in cui era presente un richiamo forte “Alzati”, una direzione e un compito specifico, dato solo a lui, non ad altri. Il Signore cosa desiderava da ognuno dei presenti? Cosa voleva trasmettere?
Parallelamente, nel procedere con la lettura del primo capitolo anche la risposta avventata e impulsiva del timoroso ed incauto Giona ha avvicinato ciascuno al profeta ed ha reso più semplice immedesimarsi nella vicenda. Di fatto, molti di noi come Giona fuggirebbero se Dio chiedesse qualcosa considerato al di sopra delle proprie forze o che non si vuol fare. Certamente, si potrebbe anche avere una fede forte e profonda, ma a volte non basta, è necessario dare anche noi qualcosa e non rimanere indifferenti, rischiando altrimenti di cadere nel sonno profondo di difesa in cui è caduto il profeta, divenendo così insensibili alla parola di Dio, vuoti, sempre più vicini al peccato.
A fine serata dopo momenti di meditazione e preghiera, aiutati anche dai sacerdoti presenti, si è avuta l'opportunità, durante la collatio, di mettere insieme le nostre riflessioni e ciò che si era capito, ognuno veniva arricchito dall'altro, in una vera e propria esperienza di comunione, prima con Dio e poi con gli altri. È stato sorprendente e significativo, vedere in prima persona come il Signore da uno stesso testo, uguale per tutti, dava un messaggio e un compito diverso ad ognuno, a prova del fatto che si è unici davanti a Lui, che apprezza le nostre differenze e che sa cosa è meglio per noi.
Nei giorni seguenti, meditando il capitolo secondo e terzo, si è avuta una visione sempre più chiara e vicina del profeta e si è compreso ciò che il Vescovo precisava dal primo giorno “Dio comincia sempre da capo”, va sempre oltre, è sempre più grande, conosce il cuore dell'uomo e mostra che non esistono affari conclusi. Le numerose congiunzioni avversative presenti nel testo mostrano a pieno la veridicità di ciò e la profonda clemenza divina.
A conferma di ciò si è visto che una volta accettato e portato a termine il compito assegnatoGli, Giona avvolto nel suo egoismo e sentendosi trascurato si ribella nuovamente a Dio, ma con molta calma il Signore riparte da capo, per fargli capire l'assurdità del suo giudizio e invitarlo alla misericordia.
Allo stesso modo, l'adorazione eucaristica nel secondo giorno, ha posto altre riflessioni ed ognuno ha capito quanto sia importante essere collaboratori di Dio e quanto ci sia vicino sempre, oltre a l'importanza di seguire il Cuore.
Giona ha lasciato un segno profondo, avendo avuto il coraggio, se pur con molte preoccupazioni e timori, di seguire il Signore e fare fedelmente quanto gli era stato detto, applicando la Sua parola. Ha capito che era la via giusta da percorre e la fede ha prevalso sul dubbio e la paura, dimostrando che la volontà di Dio rispecchia sempre l'animo umano, perché Lui conosce sempre meglio l'uomo di quanto l'uomo possa conoscere se stesso.