In attesa del
Recital “Dicono che è Risorto”, prodotto
dai giovani della Comunità parrocchiale di Porto S.Stefano,
che verrà
rappresentato martedì 29 Maggio alle 21:30 nella Chiesa di
S.Stefano, si
propone un’intervista realizzata ad uno degli ideatori e
organizzatori, Andrea
Scotto.
Da
chi è nata l’idea di
realizzare un recital?
Da più di un anno, insieme ad alcuni amici della Parrocchia, ho pensato a questo progetto: abbiamo buttato giù una bozza sulle linee generali e presentata a don Gino, a cui è piaciuta molto, che ci ha appoggiato e aiutato a concretizzarla.
Mi è sempre piaciuto il recital come strumento per trasmettere un messaggio, ma soprattutto perché riesce a coinvolgere, a creare aggregazione ed entusiasmo tra i suoi partecipanti. Inoltre rappresenta sempre una bella sfida e avventura da intraprendere, capace di lasciare un segno indelebile in chi lo vede e ascolta, e di donare tanta soddisfazione a chi lo realizza.
Quanto
tempo ha richiesto?
Quante persone sono state coinvolte?
Per scrivere il testo definitivo ci sono voluti 5-6 mesi e circa 3 mesi di prove generali, con incontri più volte a settimana, che hanno coinvolto circa 30 giovani, dai 13 ai 30 anni (tra cui anche una bambina, Marta, di 5 anni e un adulto, Pino, di 67 anni), che si sono impegnati con entusiasmo e determinazione, offrendo tempo, disponibilità ed energie, sia nella recitazione che nel canto, sia nella ricerca dei costumi e nella parte tecnica.
Come
è maturata la scelta del
tema della Risurrezione?
La Risurrezione di Gesù è alla base della nostra fede cristiana: da essa parte tutto. Ci sembrava giusto quindi porla al centro del nostro recital per poter lanciare un messaggio di fede. Dalla Risurrezione è come se si aprisse “una porta che rimane sempre aperta” al cuore di ogni uomo, a cui si propone ed invita a vivere l’insegnamento del Vangelo nella vita quotidiana.
Puoi dare un accenno alla
trama?
La prima parte si basa sulle verità di fede contenute nella Bibbia, ma soprattutto cerca d’immaginare e far entrare nello stato d’animo degli Apostoli e seguaci di Gesù nei tre giorni precedenti la Risurrezione. Presenta diversi colpi di scena e sorprende per la sua attualizzazione nell’affrontare alcune tematiche che fanno parte della vita di ogni uomo.
Cosa
volete trasmettere?
E’ un modo per comunicare alla gente che ancora oggi i giovani, troppo spesso giudicati in maniera superficiale, sono in grado di trasmettere e comunicare al mondo i valori cristiani del Vangelo. Non è facile trovare giovani capaci di impegnarsi per testimoniare la propria fede, perché ciò richiede disponibilità, fatica e coraggio, ma soprattutto significa esporsi. E’ un recital che vuole far riflettere e allo stesso modo sorprendere, che comunica e coinvolge emotivamente l’ascoltatore, in un continuo dialogo e richiamo all’introspezione, all’analisi interiore.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Vorrei concludere con un interrogativo, a cui abbiamo cercato di rispondere attraverso il nostro recital:“che relazione intercorre tra gli stati d’animo degli apostoli in quei giorni di 2000 anni fa’ e la quotidianità della nostra vita?”. Venite e vedrete! Siamo tutti quindi invitati a partecipare a questo straordinario Recital, frutto del lavoro, dell’impegno e dell’entusiasmo di tanti giovani santostefanesi desiderosi di mostrare quanto i giovani di oggi possano comunicare la fede cristiana ed essere testimoni del Risorto: un appuntamento quindi da non perdere, che ha tutte le premesse di un grande spettacolo.
Articolo Pubblicato su Toscana Oggi