Il conferimento del ministero nella basilica del Sacro Cuore in Grosseto
Sette accoliti per le due Chiese sorelle. Tra loro il nostro Guglielmo Busonero

Sette accoliti tutti in una volta… non so se ci siano precedenti per le due diocesi di Grosseto e Pitigliano, sicuramente non per quanto riguarda i laici. L’Accolitato, infatti, come anche il Lettorato, sono sempre stati considerati tappe verso l’ordinazione diaconale, in questo caso invece, in particolare dopo i due «Motu proprio» del 2021 di papa Francesco che hanno modificato anche il diritto canonico, istituendo fra l’altro il ministero del Catechista ed aprendo all’ammissione delle donne, l’Accolitato ha un valore di per sé indipendentemente dal sacramento dell’Ordine ed, in particolare, ha ribadito la Cei nel 2022, «Compito dell’Accolito è servire all’altare, segno della presenza viva di Cristo in mezzo all’assemblea, là dove il pane e il vino diventano i doni eucaristici per la potenza dello Spirito Santo e dove i fedeli nutrendosi dell’unico pane e bevendo all’unico calice, diventano in Cristo un solo Corpo. A lui/lei è affidato anche il compito di coordinare il servizio della distribuzione della Comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, di animare l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico, che irradiano nel tempo il ringraziamento della Chiesa per il dono che Gesù ha fatto del suo corpo dato e del suo sangue versato. A questo si aggiunge il compito più ampio di coordinare il servizio di portare la comunione eucaristica a ogni persona che sia impedita a partecipare fisicamente alla celebrazione per l’età, per la malattia o per circostanze singolari della vita che ne limitano i liberi movimenti. In questo senso, l’Accolito è ministro straordinario della Comunione e a servizio della comunione che fa da ponte tra l’unico altare e le tante case».
E così venerdì 7 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, nella basilica del sacro Cuore di Grosseto, Aldo Turacchi, Luca Pippi, Marco Rossi, Roberto Chiti e Giacomo D’Onofrio per Grosseto e Guglielmo Busonero ed Enrico Mattioli per Pitigliano – Sovana – Orbetello, sono stati istituiti Accoliti dal vescovo Giovanni, che li ha benedetti in particolare con le parole «Padre clementissimo, che per mezzo del tuo unico Figlio, hai messo l’Eucaristia nelle mani della Chiesa, benedici questi tuoi figli eletti al ministero di Accoliti. Fa’ che, assidui nel servizio dell’altare, distribuiscano fedelmente il Pane della Vita ai loro fratelli e crescano continuamente nella fede e nella carità per l’edificazione del tuo Regno». Quindi, uno dopo l’altro, i candidati si sono inginocchiati davanti al vescovo che, ripetendo le parole «ricevi il vassoio con il pane per la celebrazione dell’Eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa», ha consegnato loro la patena con le particole per la celebrazione eucaristica.
Con padre Giovanni concelebravano il vescovo emerito Rodolfo Cetoloni ed alcuni sacerdoti, in particolare i parroci dei candidati, con il servizio di diversi diaconi delle due diocesi. Ad animare la liturgia con il canto, il coro parrocchiale del Sacro Cuore, davanti ad una chiesa gremita di parenti, conoscenti e fedeli venuti dalle parrocchie dei candidati.
Prima del rito, nell’omelia, monsignor Roncari ha iniziato con un pensiero sulla festa del Sacro Cuore; in particolare, partendo dalla frase del vangelo di Giovanni «volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto», ha parlato del cuore squarciato di Gesù che freme di compassione per ciascuno di noi (Osea), anche per coloro che lo avevano crocifisso o che si trovavano là per caso e lo insultavano o erano indifferenti. Soprattutto per chi lo amava e piangeva per lui, in particolare la Vergine Addolorata e l’evangelista Giovanni, che rappresenta la Chiesa e che riceve da Gesù stesso Maria per madre. «Questo via vai di varia umanità che passa sotto la croce – ha detto il vescovo - si ripete anche oggi e si ripeterà sempre, per cui sotto quella croce ci siamo anche noi, coinvolti fino in fondo in quella vicenda. Non possiamo giustificarci dicendo “io non c’ero e non ho gridato il crucifige”… Allora insieme volgiamo il nostro sguardo al cuore aperto del Signore Gesù. Siamo invitati con gioia ad attingere alla sorgente della salvezza con i sacramenti scaturiti da quel cuore aperto, che ci ha amato al di là di ogni nostro merito ed aspettativa… Tutti insieme, ripeto ancora la parola “insieme”» e qui padre Giovanni ha citato la Lumen gentium dove si specifica che Dio volle salvare e santificare gli uomini non individualmente, ma volle costituire fra loro un popolo che lo riconoscesse secondo verità. «Noi siamo questo popolo – ha continuato il celebrante – nel quale fioriscono tanti doni e ministeri / servizi proprio perché il popolo possa servire Dio nella verità e nella santità».
A questo punto il vescovo si è rivolto direttamente ai candidati all’accolitato, spiegando a tutti ciò che si stava celebrando: «Questi nostri fratelli che poco fa sono stati chiamati per nome uno per uno rispondendo “eccomi” e che adesso sono qui davanti a me, sono chiamati a ricevere un dono e un ministero / servizio nella Chiesa; questi due aspetti non vanno separati. Ogni dono nella Chiesa - matrimonio, sacerdozio, vita religiosa e quant’altro - diventa ministero perché, come dice San Paolo, viene dato per l’utilità comune: dal dono deve scaturire il servizio. Il vostro accolitato cari Marco, Luca, Roberto, Enrico, Guglielmo, Giacomo e Aldo è un dono e un ministero che trova nell’Eucarestia la sua vera e più alta motivazione. Siete chiamati al servizio dell’altare, a distribuire un pane che non è vostro, ma è un dono che voi stessi avete ricevuto e con umiltà distribuite al popolo di Dio. Fra i membri della Chiesa, io vi raccomando in particolare gli ammalati: portare l’Eucarestia ai malati fa parte del vostro ministero. Di solito si dice “portare la comunione ai malati», è un’espressione bella e vera: la comunione eucaristica con Gesù costituisce la comunione con la Chiesa e la comunione con la Chiesa rende possibile la comunione con Gesù, poiché è la Chiesa che celebra l’Eucarestia e da questa Chiesa e dal suo capo che è Gesù nessuno potrà mai separarci, né la malattia, né la distanza fisica. Allora portare la comunione non significa solo portare l’Eucarestia, ma anche incontrare una persona bisognosa, in difficoltà e fare comunione, attraverso Gesù, con lei, con le sue necessità, con la sua storia, con la sua spiritualità. Fare comunione: io vi affido specialmente questo compito al servizio delle parrocchie e della diocesi».
Citando la lettera agli Efesini ascoltata nella liturgia della parola, il vescovo ha concluso augurando ai candidati di impegnarsi in questa comunione: «Se questo vi sforzerete di fare nella vostra vita di accoliti, ne godrà la madre Chiesa, sarà edificato il popolo cristiano e voi avrete raggiunto la vostra vocazione e lo scopo per cui stasera il Signore, attraverso le mie mani, vi affida il corpo stesso di Cristo, l’Eucarestia».
Per concludere, si è trattato di un grande passo avanti per le due Chiese, sorelle avendo lo spesso «padre», verso quella ministerialità diffusa che, finalmente, a quasi sessant’anni dal Concilio vaticano II che l’aveva auspicata, comincia a muovere i primi passi. Al calo progressivo delle vocazioni sacerdotali, drammatico a Pitigliano, dove da sette anni non è entrato più nessuno in seminario, meno evidente a Grosseto dove, come ha sottolineato il vescovo al termine della Messa, il 29 giugno riceverà il diaconato il seminarista Ciro Buonocunto e il 7 settembre l’ordinazione presbiterale il diacono Alessandro Ortalli, corrisponde un progressivo aumento di vocazioni laicali; segno che lo Spirito Santo sta soffiando ancora forte sulle vele di una Chiesa sempre più popolo di Dio.

L.M.

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