Incontro-testimonianza su don Lorenzo Milani: uomo, educatore e prete
Il 9 agosto, vigilia di san Lorenzo, presso il Centro studi don Pietro Fanciulli di Porto Santo Stefano si è tenuto un incontro-testimonianza, organizzato dalla Parrocchia di Santo Stefano Protomartire, sulla figura di don Lorenzo Milani, a cento anni dalla sua nascita. Sono intervenuti il dott. Francesco Spano, Segretario generale della Fondazione MAXXI, quale moderatore dell’evento, il parroco e direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura don Sandro Lusini, il giornalista Mario Lancisi, autore di diverse pubblicazioni sul priore di Barbiana, tra cui l’ultima intitolata Don Milani. Vita di un profeta disobbediente delle TS Edizioni, a cui è stato fatto riferimento. Un incontro davvero interessante, impreziosito dalle immagini proiettate durante l’incontro e dalle testimonianze degli intervenuti, a cui è stato dato un taglio particolare, come emerge nel sottotitolo della locandina, che precisava «uomo, educatore e prete». Nella suddetta pubblicazione infatti emergono la vita dell’uomo Lorenzo, a partire dalle sue radici, la sua conversione e maturazione spirituale, il suo ruolo di sacerdote ed educatore, nonché le sue opere maggiori ed alcune testimonianze inedite, tra cui il gesto sorprendente di papa Francesco del 20 giugno 2017, quando si è recato a Barbiana per rendere omaggio al prete considerato scomodo, condannato dalla Chiesa e dallo Stato per il suo modo di pensare ed agire rivoluzionario per quei tempi.
Il gesto di papa Francesco in un certo senso costituisce una riabilitazione dell’operato di don Milani, come sacerdote e maestro, anche se tale azione era stata iniziata nella Chiesa italiana già quarant’anni prima, per opera di Paolo VI, che accolse le dimissioni del cardinale Florit per mandare a Firenze Giovanni Benelli, il quale chiese prima al Pontefice di sgombrare la diocesi dal peso dell’ingiusta e dolorosa vicenda riguardante don Milani. Infatti il 24-25 giugno 1977, a dieci anni dalla morte di don Lorenzo, il quotidiano Avvenire pubblicò la notizia della successione di Florit e due articoli di riabilitazione della figura di don Milani, firmati da don Silvano Nistri, amico del priore e punto di riferimento del mondo cattolico fiorentino, che elencò le caratteristiche principali di don Milani: «L’esperienza radicale della fede, l’amore e la passione per una Chiesa presente agli uomini, la scelta rigorosa della povertà», elementi esaltati poi successivamente anche da papa Francesco. Particolarmente preziosa è l’intervista all’arcivescovo Silvano Piovanelli, compagno di seminario di don Milani e le parole che egli lasciò sul libro delle dediche posto sull’altare della cappellina del cimitero di Barbiana, dove si trova la tomba, sulla quale Piovanelli andò a pregare il 30 novembre 1986: «Con l’augurio, la speranza, la preghiera che non soltanto rimangano le cose e il luogo della testimonianza di don Lorenzo ma che il suo messaggio sia accolto e seguito perché soprattutto gli ultimi siano promossi ed aiutati a vivere pienamente la loro dignità umana e cristiana».
Fondamentali sono le interviste inedite rilasciate al giornalista Mario Lancisi, in particolare da Adele Corradi, professoressa di italiano e latino alle scuole medie che dal 1963 nella scuola di Barbiana aiutò il priore negli ultimi anni della sua vita, e da Francuccio Gesualdi, che visse 13 anni a Barbiana insieme al fratello Michele, considerando il priore come un maestro ed un padre. Entrambi, pur se restii a concedere interviste, accettarono di parlare con Mario Lancisi, offrendo un’immagine originale di don Milani: la prima testimonianza invita a riflettere sul ruolo della scuola, mentre l’altra è legata all’attualità, quando parla della guerra e del significato di obbedienza per don Milani. Dai vari contributi proposti è emerso come gli insegnamenti di don Milani siano ancora molti attuali e che il priore di Barbiana è stato sempre fedele nel trasmettere il Vangelo, nell’essere prete, nel preoccuparsi con cura e amore dei poveri e degli ultimi della società, e nel rispetto ed obbedienza alla Chiesa, che ha sempre riconosciuto come madre e maestra.
Inoltre è emerso come don Lorenzo sia stato, in qualche modo, l’inventore dell’Erasmus, il progetto che, con borse di studio sovvenzionate dall’Unione Europea, permette a studenti universitari di intraprendere un periodo di studio all’estero, come fece don Milani, il quale teneva molto a mandare i suoi ragazzi all’estero, sia per apprendere le lingue, sia per lavorare, e che voleva che scrivessero tutti i giorni, tanto che gli scritti venivano letti in classe. Iniziativa che costituiva una sorta di rivincita per qui ragazzi che da montanari timidi e senza istruzione divenivano adolescenti capaci di girare il mondo. Egli affermava che il prete deve prima di tutto abbattere il muro dell’ignoranza che impedisce ogni comunicazione: il suo impegno nella scuola nasceva anche dal desiderio di preparare il terreno, attraverso la promozione umana, alla diffusione del Vangelo. Riporto alcune parole significative di papa Francesco nel suo discorso in occasione della visita a Barbiana nel 2017, citato nell’occasione, con cui il Pontefice ha voluto rispondere alla richiesta di don Lorenzo al suo Vescovo, perché fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Esse esprimono l’identità e la missione di don Lorenzo Milani e sono rivolte anche agli allievi del priore: «Un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la loro dignità di persone, con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato fino alla croce […] siete testimoni di come un prete abbia vissuto la sua missione, nei luoghi in cui la Chiesa lo ha chiamato, con piena fedeltà al Vangelo e proprio per questo con piena fedeltà a ciascuno di voi, che il Signore gli aveva affidato […] siete testimoni della sua passione educativa, del suo intento di risvegliare nelle persone l’umano per aprirle al divino».
In tale discorso emergono alcuni insegnamenti di don Milani, tra cui quello della parola, definita come strumento di libertà e fraternità: «Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia […] è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole». Invito a leggere il suddetto discorso del Papa, che ha molto da insegnare ai giovani, agli educatori e ai sacerdoti, e a riscoprire la figura e gli insegnamenti del priore di Barbiana, ancora utili e attuali.
Laura Metrano
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