Il mio venticinquesimo viaggio in Burkina Faso si sta svolgendo in un clima particolare. Non è più il caldo, la polvere della savana o il caos di Ouagadougou con le sue strade perennemente intasate da carretti, biciclette, motorini, macchine e camion al limite del collasso, il problema da affrontare ogni giorno. Il Burkina e' ormai da due anni un paese a rischio per i continui attacchi terroristici, soprattutto nel nord del paese. Villaggi, scuole, caserme, chiese sono stati assaltati con morti e feriti dai terroristi fulani di matrice jahidista. Gli stessi vescovi burkinabe riuniti in assemblea a Koupela dal 13 al 17 gennaio sono molto preoccupati per la sicurezza, col rischio di conflitti intercomunitari fra le varie etnie del paese e ricordando come nel 2019 sono stati uccisi tre sacerdoti e numerosi cristiani. L'italiano padre Macalli rapito al confine tra Burkina e Niger nel settembre 2018 e' ancora nelle mani dei suoi sequestratori. Accompagnato dal confratello e amico don Franco Rapullino di Napoli, ho potuto incontrare alcuni dei vescovi con cui da anni la comunità santostefanese ha contatti: il cardinal Philippe Ouedraogo, mons. Justin Kientega, mons. Prosper Kontiebo e manifestare loro la vicinanza spirituale e materiale di tanti fratelli dell'Argentario. Lo stesso e' accaduto con la comunità dei religiosi e religiose camilliane, padre Salvatore, padre Paul e soprattutto la sempre attiva ed energica suor Bartolomea, eccezionale suora che superati gli ottanta anni si prende cura con amore e straordinaria dedizione dei bambini appena nati e malnutriti. Significativa è stata la visita al CREN (Centro recupero nutrizionale dei bambini) a Tiébélé, al sud del Burkina, e l'incontro con la comunità delle suore della Presentazione suor Blandine e suor Augustine. Anche qui, a nome dei parrocchiani e altri benefattori, ho potuto lasciare una bella somma per aiutare questo centro appena inaugurato in una zona del paese molto disagiata e periferica al confine con il Ghana. Un altro appuntamento ormai consolidato negli anni, e' stato quello con i ragazzi del Seminario minore di Ouahigouya, che guidati dall'abbé Honoré Savadogo si preparano a divenire alcuni sacerdoti altri (la maggioranza) cristiani preparati culturalmente e moralmente per far crescere il loro paese e la stessa chiesa burkinabé. Altro momento significativo la Messa con le cinque monache clarisse a Saye ad un anno dalla costruzione del monastero. Nel coro della chiesa ho voluto pregare soprattutto per la pace e ricordare la straordinaria solidarietà della nostra terra verso la chiesa e il popolo del Burkina celebrando con il calice che io stesso avevo donato l'anno scorso per la consacrazione della cappella: i canti, le danze, le preghiere delle monache come argine alla violenza, all'odio, alla logica delle armi e delle bombe. Purtroppo il 21 gennaio, i terroristi hanno colpito ancora in un villaggio sopra Kaya uccidendo 38 persone, villaggio tante volte attraversato lungo la pista di terra rossa che collega questa zona della savana, già segnata da altri attentati, con Kongoussi e Bam, dove mercoledì mi sono recato, accompagnato dal nuovo direttore l'abbé Jacques Ouedraogo, per vedere gli ultimi padiglioni realizzati al Centre Médical Notre Dame de la Miséricorde. Nel pomeriggio, accompagnato dall'abbé Bertrand Sawadogo, in un campo profughi presidiato da militari armati di tutto punto, mi sono reso conto di persona delle condizioni degli sfollati raccolti in tende e capanne di fortuna, fuggiti dai villaggi del nord, colpiti e minacciati continuamente dai jahidisti islamici e che la chiesa locale sta soccorrendo con uno spirito cristiano encomiabile, nonostante le difficoltà economiche che la comunità cristiana sta vivendo al pari dell'intera popolazione del Burkina. Je suis burkinabe, avevo scritto nel calendario CuoreNero 2020 e questo viaggio ne è stata l'ennesima prova ma soprattutto, potremmo dire, che tutto l'Argentario è burkinabé. Ora rimangono solo pochi giorni, fino sabato 25 gennaio, con altri incontri e altri momenti per rafforzare questo bellissimo ponte di solidarietà, amicizia e preghiera che da venticinque anni accompagna il mio cammino personale e quello della comunità argentariana. Infine a chiusura del viaggio una calda (e non solo per il clima!) e coinvolgente Celebrazione eucaristica al Seminario maggiore san Jean Baptiste di Ouagadougou dove al termine della messa ho potuto tenere, su espresso invito del rettore l'abbé Jules Pascal Zangré, una lectio ai 110 seminaristi teologi raccontando la mia esperienza e il mio ministero, non solo di parroco, ma anche di Direttore della Scuola diocesana di teologia e docente di dogmatica. Ho colto l'occasione inoltre per illustrare brevemente la figura del grande papa san Gregorio VII cercando di attualizzare la sua opera riformatrice, non solo per la chiesa del secondo millennio, ma anche per la chiesa del terzo millennio nella sua dimensione ora più che mai cattolica: noi abbiamo una bella e significativa tradizione, la chiesa africana e in particolare quella burkinabé, un entusiasmo e una forza simile alla primitiva chiesa apostolica. La celebrazione si è conclusa con un canto di ringraziamento e di lode, ritmato dal suono degli strumenti musicali tradizionali tipici di questa terra d'Africa, sulle note dell'Inno alla gioia della Nona sinfonia di Beethoven... alla faccia dei terroristi e un po' anche dei ... liturgisti. (don Sandro Lusini)
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