Due anniversari in uno nellʼarcipretura di Porto S. Stefano: mostra per i 70 anni della ricostruzione e consacrazione della chiesa e dell’Ordinazione sacerdotale di don Franco Cencioni
In questo Natale 2020, povero di iniziative a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, si è distinta la mostra sui 70 anni dalla ricostruzione della chiesa parrocchiale dedicata a S. Stefano Protomartire. Al progetto, decisamente ambizioso, hanno collaborato la parrocchia di S. Stefano Protomartire ed il Centro Studi don Pietro Fanciulli, utilizzando il materiale fornito dall’Archivio Abbaziale e lʼArchivio Comunale di Orbetello, lʼArchivio Parrocchiale di Porto S.Stefano, lʼArchivio di Stato di Grosseto, lʼIstituto Storico e di Cultura dellʼArma del Genio di Roma, don Franco Cencioni, Carlo Dassori, Cesare Moroni, Gabriella Solari, Demetrio Zolesi, Laura Metrano. In particolare don Sandro Lusini e Gualtiero Della Monaca hanno lavorato alacremente per allestire a tempo di record la mostra documentaria e fotografica, inaugurata durante la celebrazione eucaristica di mercoledì 23 dicembre, giorno anniversario della consacrazione avvenuta per opera di mons. Paolo Galeazzi, vescovo di Grosseto e delegato apostolico del Tratto toscano dell’Abbazia delle Tre Fontane da cui dipendeva allora il territorio di Orbetello e dell’Argentario.
Sulle colonne di granito sono stati posizionati 10 pannelli che ripercorrono la storia dell’edificio sacro dal 1730 al 1950, data della “rinascita” dopo la seconda guerra mondiale. Un lungo periodo diviso in tre parti. La prima è dedicata agli albori delle chiesine sulla marina e alla Croce, quindi due pannelli riportano le tristi immagini della distruzione a seguito dei bombardamenti durante la guerra. Gli ultimi quattro documentano il percorso della ricostruzione fino al 23 dicembre del 1950. A realizzare materialmente il progetto è stato lo studio Grafico Art Beat di Porto S. Stefano. La foto del manifesto celebrativo propone la chiesa attuale appena ricostruita vista dalla piazza principale, in cui tra i tetti delle case spicca il campanile sotto all’azzurro intenso del cielo dell’Argentario. Nel silenzio della chiesa dedicata al primo martire cristiano, camminando nei corridoi tra le panche, le statue, i mosaici, il presepe, e poi le alte colonne e le pareti con le splendide vetrate dei santi legati al paese, … tutto sembra indirizzare verso il tempo. Sì, proprio per raccontarci di un passato che per altri è stato presente: un presente fatto di Fede, di gioia, di fatiche e di tutto ciò che la vita porta ad ognuno di noi, da sempre, allora come adesso e come domani. Ma se i nostri paesani del tempo che fu sono riusciti a strappare un po’ di terra al mare, a costruire case sulla roccia, a terrazzare le colline, a navigare vicino o molto lontano, a ricostruire una chiesa dopo i pianti della guerra, … forse noi dobbiamo impegnarci ancora di più nel nostro tempo. Lo dobbiamo a loro e alle nuove generazioni.
I pannelli raccontano le origini del XVII secolo come chiesina di S. Stefano - sull’approdo di un luogo che ancora non si era unito in una comunità vera e propria - passando al XVIII secolo con lo spostamento nell’area attuale e la nascita della Parrocchia di Porto S. Stefano, per finire al secolo scorso con la devastazione durante la Seconda Guerra Mondiale al termine della quale rimase in piedi solamente il campanile, terminando con la successiva ricostruzione di 70 anni fa. Non è una mostra scontata, perché oltre alle foto propone un’altra serie di informazioni importanti, come alcune date storiche, le originarie progettazioni della chiesa (diversa dall’attuale, soprattutto perché non fu realizzata una bellissima e ambiziosa scalinata verso il mare dalla porta laterale), i nomi dei parroci succeduti nei quasi tre secoli di vita e la testimonianza del giorno della consacrazione con le ultime immagini di un infermo Mons. Giacomo Magnani, l’Arciprete per eccellenza di Porto S. Stefano dove è stato parroco per cinquant’anni dal 1902 al 1952, ed in fine le foto dell’ordinazione di un giovane seminarista, originario di Boccheggiano, don Franco Cencioni. Quel giovane seminarista celebrava poi la sua Prima Messa il 26 dicembre proprio nella chiesa appena ricostruita e consacrata: per questo che a distanza di 70 anni don Franco, sempre in gamba e in piena forma nonostante i suoi 93 anni, ha voluto ricordare gli inizi del suo ministero sacerdotale. A presiedere la Messa giubilare il Vescovo della Diocesi Mons. Giovanni Roncari, un commosso don Franco accompagnato dal Vicario generale di Grosseto don Paolo Gentili, gli attuali parroci don Sandro Lusini, don Antonio Metrano, don Sebastian Palakkattu, il diacono Mario Felloni, altri sacerdoti del vicariato e le Suore dell’Immacolata. I canti solenni della Corale e una attenta partecipazione di popolo ha accompagnato la liturgia in una giornata invernale sferzata da un freddo vento di grecale ma riscaldata dalle parole di gratitudine, dai ricordi e dalla entusiasta testimonianza di don Franco.
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