L'ordinazione diaconale di John e Jomon e l'accolitato di Stefano e Carlo

Non sono potuto venire qui la mattina di Pasqua, ma mi pare che ci sono per la sera di Pentecoste…»; con questa battuta padre Giovanni ha concluso la liturgia per l'ordinazione diaconale di John e Jomon e per l'accolitato di Carlo e Stefano, domenica 10 aprile nella chiesa dell'arcipretura di Porto Santo Stefano. Si è trattato veramente di una Pentecoste, un grande dono dello Spirito Santo, con l'immagine della Chiesa al completo: Una quarantina di concelebranti e diaconi, molti seminaristi provenienti per lo più dal seminario di Firenze, guidati dal loro rettore, religiosi e religiose in grande quantità e grande partecipazione del popolo di Dio, in particolare proveniente dalla parrocchia ospitante con il sindaco Cerulli, da quelle di Albinia e Talamone e dalle due parrocchie dell'Isola del Giglio, con in testa il sindaco Ortelli: le comunità che hanno ospitato negli ultimi anni i due seminaristi indiani e quelle dalle quali provengono i due neoaccoliti. Dopo le letture della terza domenica di Pasqua, è stato il momento dell'istituzione degli accoliti, con la consegna della patena con il pane da consacrare alle parole del vescovo: «Ricevi i il vassoio con il pane per la celebrazione dell'Eucarestia e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa». Quindi la liturgia dell'ordinazione, con la presentazione dei candidati al diaconato da parte del rettore del seminario di Firenze, e, dopo l'intensa omelia del vescovo, gl'impegni degli eletti: rispondendo «Sì, lo voglio!» per sei volte, John e Jomon hanno promesso di consacrarsi liberamente al servizio della Parola, alla preghiera liturgica, al servizio a Dio e agli uomini e, in particolare, al celibato; infine, mettendo le mani fra quelle dell'ordinante, hanno promesso obbedienza al vescovo. Il rito austero e sempre suggestivo della prostrazione al canto delle litanie dei santi ha preceduto il momento culminante, con l'imposizione delle mani da parte di padre Giovanni, la prima volta per lui, e la preghiera di ordinazione. A questo punto don John e don Jomon sono diaconi e possono indossare la stola e la dalmatica, aiutati dai parroci delle parrocchie dove hanno servito come accoliti in questi ultimi anni. Prima dell'abbraccio di pace con il vescovo e con i diaconi presenti, il rito della consegna del libro dei Vangeli, con le significative parole: «Ricevi il Vangelo di Cristo, del quale sei divenuto l'annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». La Messa è proseguita quindi nel modo consueto, servita all'altare dai nuovi accoliti e diaconi, i quali hanno anche distribuito la Comunione al popolo. Come dicevamo all'inizio, chi ha avuto la possibilità di partecipare all'evento, ha potuto vivere una forte esperienza di «full immersion» nella grazia dello Spirito Santo: una vera Pentecoste! La gioia di vedere tanti ministri di Dio, stretti sul pur capiente presbiterio della chiesa parrocchiale, ha confermato nel cuore di tutti la speranza che il Signore continua ancora a chiamare operai per la sua vigna, fra i quali i due neodiaconi sono gli ultimi arrivati; il fatto che John e Jomon siano indiani e che fossero presenti molti preti asiatici e diversi africani, senza contare le suore ed i laici, ha confermato la cattolicità della Chiesa e, infine, il clima caldo, coinvolgente di una liturgia celebrata in parrocchia, accompagnata dai bei canti del coro parrocchiale, nella spontaneità dei gesti e delle parole, ha conferito al tutto quel tocco di familiarità e confidenza che rimanda ad una visione della Chiesa come famiglia di famiglie. A conferma di ciò, la conclusione con l'agape fraterna, il ricco rinfresco offerto a tutti sullo splendido scenario della terrazza sul «Golfo di Turchese» dell'amena località argentarina.

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