Mercoledì 30 Ottobre la Comunità parrocchiale di Porto S.Stefano ha compiuto il pellegrinaggio a Roma nell'anno della fede voluto da Benedetto XVI, per aiutarci a riscoprire e rinsaldare la nostra identità cristiana, perché "susciti in ogni credente l'aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza". La nostra metà era partecipare all'Udienza generale di Papa Francesco e visitare la tomba dell'apostolo Pietro: un luogo così significativo per la nostra fede, dove quest'ultimo ha subito il martirio, dove si trovano le tombe dei Papi e sono custodite preziose opere d'arte e reliquie di santi. Eravamo circa 250 persone a partire molto presto da Porto S.Stefano con i pullman o con mezzi propri: tutti disposti a compiere qualche sacrificio perché fortemente motivati dal desiderio di incontrare il Santo Padre, di ascoltare la sua viva voce e di vivere un'esperienza di fede e di comunione. Arrivati alle 7 ci siamo messi in fila e, preso posto nelle sedie di piazza S.Pietro, abbiamo atteso l'arrivo del Papa, avvenuto prima delle 10: più volte con la geep scoperta ha percorso i corridoi interni delimitati dalle transenne, avvolto dalla folla festosa, per incontrare, salutare e benedire tutti: il suo sorriso, il suo sguardo e i suoi gesti esprimevano gioia e fraternità, tanto che lo sentivamo come "un Papa di famiglia". Appena il Papa ha raggiunto la sede, la folla si è raccolta in silenzio per accogliere le sue parole e la sua benedizione. Eravamo nei settori prossimi al sagrato della basilica per cui lo abbiamo visto da vicino e qualcuno gli ha anche stretto la mano. Nel rivolgersi ai pellegrini italiani ha salutato anche noi: un momento di gioia ed esultanza nel quale ci siamo fatti sentire con grida, applausi e lo sventolare delle bandierine con lo stemma pontificio; alcuni giovani hanno alzato i due striscioni realizzati per l'occasione con scritto: "la Parrocchia di P.S.Stefano è qui" e "La Chiesa con Francesco è la fine del mondo". Una mattina trascorsa insieme a tanti fratelli e sorelle nella fede provenienti da diversi paesi del mondo, con i quali abbiamo condiviso momenti indimenticabili e sperimentato la bellezza di essere Chiesa in comunione di fede e in cammino verso la Gerusalemme del Cielo. Quell'immensa folla che ha riempito la piazza e via della Conciliazione faceva pensare alle folle che seguivano Gesù mentre predicava: questo ci ha donato forza ed entusiasmo, tanto da dimenticare la "levataccia" e la lunga attesa. Le parole di Papa Francesco Papa Francesco ha parlato della comunione dei santi, una verità tra le più consolanti della nostra fede, che ci ricorda che "non siamo mai soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che credono in Cristo e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo". Ha sottolineato la preghiera di Gesù al Padre per la comunione tra i discepoli per ricordarci che "la Chiesa è comunione con Dio" e che se rimaniamo radicati nell'Amore di Dio, Lui brucerà i nostri egoismi, i nostri pregiudizi, le nostre divisioni e anche i nostri peccati. Ha sottolineato come "la nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri", specialmente nei momenti difficili nei quali sperimentiamo insicurezze, smarrimenti e dubbi nel cammino della fede in quanto essere umani, segnati da fragilità e limiti, per invitarci a confidare sempre nell'aiuto di Dio con la preghiera filiale e a trovare il coraggio e l'umiltà di aprirci agli altri per chiedere aiuto. Inoltre ci ha detto che la comunione dei santi "va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre" per cui c'è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo, le anime del Purgatorio e i beati che sono già in Paradiso: una comunione tra cielo e terra che si realizza specialmente nella preghiera di intercessione. Infine ci ha invitati a camminare con fiducia, gioia e speranza nella comunione con i nostri fratelli che ci accompagna nel cammino della vita e ci farà trovare un'altra volta lassù nel cielo. Terminata l'udienza, dopo qualche acquisto, abbiamo pranzato, chi al sacco, chi al ristorante del Gianicolo. Alle 15:30 ci siamo ritrovati all'obelisco per una foto insieme ed per entrare in basilica, dove abbiamo partecipato e animato la Celebrazione Eucaristica presso l'Altare della Cattedra, presieduta dal Card.Angelo Comastri, il nostro caro "don Angelo" che tanto bene ha seminato nella nostra comunità parrocchiale dal 1979 al 1990, guidandola con il suo servizio prezioso, umile ed instancabile. A pochi metri dall'Altare della Confessione, sotto il quale si trova la tomba di S.Pietro, abbiamo professato la nostra fede, rinnovando le promesse battesimali. All'inizio della messa, Comastri nel salutarci ha detto che "mi portate un'onda di bellissimi ricordi che mi emoziona profondamente" e ci ha pregato di portare a casa alle nostre famiglie il saluto e l'augurio di ogni bene. Ci ha invitati a guardare a Pietro, un povero pescatore, la cui tomba è diventata una calamita che attira il mondo perché Pietro si è aggrappato a Cristo. L'omelia di Comastri Nell'omelia Comastri si è soffermato sul racconto dell'annunciazione, "l'angelo Gabriele viene mandato da Dio in una casa di Nazareth", per sottolinearne due particolari: la scelta di un piccolo villaggio, un pugno di case, e quella di una casa. Una grande lezione e un messaggio per le famiglie di oggi: la casa è il primo luogo dell'esperienza di vita e di trasmissione della fede, dove è indispensabile fare esperienza di fede, altrimenti si è handicappati spiritualmente per tutta la vita. Ci ha portato l'esempio di due Papi, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, che hanno sempre ricordato il dono della famiglia, nella quale hanno fatto l'esperienza della fede. Quest'ultimo ha iniziato la tradizione dell'Angelus, insegnatale dalla madre che ogni domenica a mezzogiorno suonava la campana del villaggio, intonando la preghiera mentre i 13 figli rispondevano insieme ai familiari. Nel suo diario Papa Giovanni XXIII diceva che sentiva la nostalgia della sua casa, anche se povera, perché era "piena di Dio". Ci ha fatto notare come oggi le case, seppur ricche, siano atee e vuote di affetto e di valori, motivo per il quale abbiamo una gioventù sbandata, inquieta e infelice. Ha parlato della bellezza interiore di Maria per parlarci del culto della bellezza di oggi: si fanno gare, premi e interventi per la bellezza esteriore, mentre la vera bellezza è quella dell'anima, del cuore; se manca la bellezza interiore, quella fisica è solo una maschera che nasconde persone brutte e spaventose. Infine ci ha invitato a riportare Dio nelle nostre case e a riscoprire la vera bellezza, seguendo la strada percorsa da Maria: così potremo cantare come lei il Magnificat, la gioia di vivere e di essere figli di Dio. Alla fine della messa abbiamo salutato Comastri e siamo ripartiti con il cuore colmo di gioia e serenità, di cui ringraziamo il Signore, che ci ha concesso questa grazia: una vera ricarica di fede, speranza ed entusiasmo che rimarrà sempre impressa nei nostri cuori e nella nostra memoria. Rientrando in paese abbiamo recitato un'Ave Maria per Comastri, come lo stesso ci ha chiesto, ricordando la bianca immagine della Madonna che domina il porto. Ripensando alla bella esperienza vissuta, ritornavano alla mente e sembravano indicate le parole del ritornello cantate alla messa nella processione d'ingresso "Chiesa di Dio, popolo in festa, canta di gioia: il Signore è con te!": davvero in quel giorno i nostri cuori hanno cantato di gioia e ci siamo sentiti Chiesa di Dio e popolo in festa!
Laura Metrano
Articolo Toscana Oggi-Confronto del 10 Novembre 2013