La testimonianza di Mons. Slawomir Oder a Porto S. Stefano - La santità di Giovanni Paolo II vissuta nella vita quotidiana

Oder

Venerdì 2 dicembre alla Chiesa dell'Immacolata la Comunità cristiana di Porto S.Stefano ha incontrato Mons. Slawomir Oder, il postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, cappellano della comunità delle nostre Suore dell'Immacolata presenti a Roma. Innanzitutto Mons.Oder ha celebrato la S.Messa in onore del beato Giovanni Paolo II, molto partecipata dalla comunità parrocchiale, con la presenza delle Suore dell'Immacolata di Porto S.Stefano (Sr.Giovanna, Sr.Lucia e Sr.Gigliola) e due suore di Roma (Sr.Piergiulia e Sr.Giuseppina), venute per l'occasione, che il 4 dicembre hanno ripreso e portato la reliquia a Genova. Il parroco don Sandro Lusini ha presentato Mons.Oder, ringraziandolo per la disponibilità nel concederci in questi giorni la reliquia, essendone il custode, e per la presenza e testimonianza. Ha spiegato come quest'anno la scelta di riflettere su Giovanni Paolo II durante la Novena dell'Immacolata e quindi la presenza della sua reliquia siano dovute innanzitutto al legame del beato con la Madonna e poi perché tra le diverse indicazioni del progetto pastorale diocesano c'era la valorizzazione delle figure dei santi, soprattutto di quelli legati alla nostra terra. Ha ricordato come il beato fosse legato alla nostra terra sia per essere venuto durante il suo pontificato in visita privata al Monte e in più occasioni in Toscana, sia perché quale Vescovo della Chiesa di Roma e Pastore Universale lo sentiamo uno di noi. Ha inoltre sottolineato come grazie a questa ostensione abbiamo ricordato la sua figura in modo più solenne e come ciò abbia favorito il coinvolgimento di molti fedeli. Infine ha ringraziato le Suore dell'Immacolata, di cui quest'anno ricorre l'ottantesimo della loro presenza a Porto S.Stefano, con il prezioso servizio e lavoro con la Scuola materna, la catechesi, l'animazione liturgica e tante altre forme di apostolato. Nel suo intervento Mons.Oder ha spiegato la reliquia del sangue del beato, contenuta in un'ampolla, facendo presente come la scelta di incastonarla in un libro fosse legata al ricordo del suo funerale, nel quale il libro del Vangelo veniva sfogliato dal vento: quel libro aperto è il simbolo della vita del beato Giovanni Paolo II che ancora oggi ci parla e ci insegna. La reliquia è custodita a Roma nella Chiesa delle Suore dell'Immacolata; tuttavia ne esiste una copia in Polonia e un'ampolla con il sangue della stessa origine che sta viaggiando nel mondo. Ha offerto inoltre una preziosa ed interessante testimonianza sulla persona di Giovanni Paolo II, avendo approfondito la sua vita attraverso la raccolta e lo studio dei documenti per la causa di beatificazione, soprattutto con l'ascolto delle persone che hanno conosciuto e frequentato personalmente sia l'uomo che il pontefice. Ha raccontato la sua esperienza personale a partire dalla sera in cui era in Piazza S.Pietro quando fu comunicata la morte ed in particolare alcuni incontri avvenuti nei giorni successivi, in quella Roma avvolta dalle migliaia di persone accorse per salutare il Papa amato da tutti. Ha fatto riferimento al suo libro (Perché è santo? Il vero Giovanni Paolo II raccontato dal postulatore della causa di beatificazione) che presenta il beato da tre punti di vista: l'uomo Wojtyla, il Papa e il mistico. Ha riferito del suo incontro, all'inizio del processo, con il Papa Benedetto che, in relazione al suo compito, gli ha detto:"fate presto ma fate bene". Ha ritenuto necessario il processo canonico, che in passato delle volte avveniva solo per acclamazione popolare, per non perdere la possibilità di conoscere in profondità la vita, le virtù e la fama di santità del beato, oggetto di studio del processo, dal quale è emerso un mosaico molto bello della sua santità. Ha ricostruito la sua vita, attraverso il contributo di chi ha vissuto accanto a lui, sia ecclesiastici che laici: circa 120 testimoni hanno contribuito, anche se erano oltre mille le persone che costantemente lo frequentavano e mantenevano la corrispondenza, anche durante il pontificato. Ha evidenziato alcuni aspetti della personalità che lo hanno distinto nei rapporti con le persone: innanzitutto il senso di paternità e familiarità che tutti gli riconoscevano. Un uomo che ha amato la vita cogliendone la sua essenzialità, facendo riscoprire il senso della sofferenza dallo stesso vissuta intensamente. Ha offerto la sua vita, affidandosi totalmente nelle mani di Dio e nell'intercessione della Madonna. La sua giornata prevedeva diversi momenti di preghiera ed adorazione eucaristica, che rappresentavano la sorgente e la forza della sua vita: spesso al termine della giornata, anche negli ultimi anni in cui le energie venivano meno, si trovava a pregare diverse ore davanti al Santissimo nella sua cappella, tanto che dovevano preparargli un letto nella stessa. Anche nell'organizzazione dei suoi viaggi i responsabili cercavano di non avvicinarlo a cappelle in cui era esposto il Santissimo, altrimenti se il Papa lo vedeva faceva saltare il programma per pregare. Gli bastava un momento di silenzio, un angolo per ritirarsi e pregare alla presenza di Dio: una volta durante un incontro importante lo hanno perso e poi ritrovato in uno sgabuzzino per le scope, inginocchiato a pregare perché era l'unico luogo dove c'era silenzio e ne aveva bisogno prima di intervenire. Il suo amore per Cristo lo rendeva un uomo libero e lo portava ad evangelizzare il mondo con forza e determinazione, anche a costo della vita. Sapeva vedere in ogni persona che incontrava il volto di Cristo, perché creata ad immagine di Dio. Era un uomo povero, distaccato dalle cose materiali. Era un disastro cambiargli il guardaroba: le sue camice erano tutte rammendate perché diceva che se erano buone dovevano servire. Per cambiargli un indumento dovevano lavarglielo più volte per farlo sembrare usato, perché se era nuovo lo regalava ai bisognosi che incontrava. Da giovane sacerdote una volta lo trovarono scalzo perché le sue scarpe le aveva regalate ad un povero. Ha insegnato che senza il perdono l'uomo non può andare avanti: condizione perché gli uomini possano convivere serenamente e nella speranza. Infine ha sottolineato il suo grande contributo al Magistero della Chiesa e al valore riconosciuto alla famiglia e all'amicizia. Una testimonianza toccante e profonda, che ha permesso di conoscere alcuni aspetti della quotidianità di Giovanni Paolo II, talvolta inediti e curiosi, che hanno mostrato la sua santità vissuta giorno dopo giorno nell'amore verso Dio ed il prossimo, nel servizio alla Chiesa e nella testimonianza di fede, di speranza e di carità.

Laura Metrano Articolo Toscana Oggi-Confronto del 11 Dicembre 2011