L'Ordinazione di don Giacomo

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Sull’esempio di san Gregorio VII

C’erano circa sessanta sacerdoti, assieme al Vescovo, ad accompagnare all’altare, con una decina di diaconi guidati dal padre Carlo, Giacomo Boriolo nella storica chiesa madre di Sovana venerdì 25 maggio, festa di san Gregorio VII, co-patrono della Diocesi. Inoltre tantissima gente, provenuta per lo più dal paese natio di Porto S. Stefano, ma anche da Piancastagnaio, dove il novello sacerdote ha vissuto il suo diaconato. Ad accompagnare la liturgia, il coro del maestro Sciortino, dove canta la mamma di Giacomo, che ha voluto, nell’occasione, cantare per il figlio il salmo responsoriale, come ha cantato l’intero vangelo il padre Carlo, al quale gli altri diaconi hanno lasciato, ovviamente, l’intero servizio liturgico. Tutti elementi da cui ricavare un lungo e non formale articolo di cronaca. Ma preferiamo lasciare tutto lo spazio della nostra pagina al Vescovo, con ampi stralci della sua splendida omelia, e a don Giacomo, con i suoi ringraziamenti finali. Le nostre povere parole del resto non potrebbero neanche in minima parte rendere l’emozione provata dai tanti e fortunati partecipanti all’evento.

Il grazie alla famiglia e ai sacerdoti

Ringraziamo il Signore che oggi arricchisce la nostra Chiesa col dono di un nuovo sacerdote – ha iniziato mons. Meini - Con questa celebrazione eucaristica esprimiamo a Lui tutta la nostra riconoscenza e tutta la nostra gioia. Congratuliamoci con la famiglia del nuovo eletto, già visitata dalla grazia spirituale dell’ordine sacro nella persona del diacono Carlo e oggi di nuovo benedetta con l’ordinazione presbiterale del figlio Giacomo. Il Signore contraccambi questa generosa disponibilità custodendo sempre l’intera famiglia nella sua pace e nel suo amore. È doveroso anche congratularci con la comunità parrocchiale di Porto Santo Stefano, dove Giacomo è cresciuto come cristiano e ha maturato la sua scelta di vita. La sua vocazione si aggiunge a quella di altri dieci sacerdoti viventi, di tre diaconi e di cinque donne consacrate nella vita religiosa. Preghiamo sinceramente il Signore perché, alimentata dalla testimonianza di tanti chiamati, dall’accompagnamento di tutti i fedeli e soprattutto dal generoso ministero di coloro che ne tengono la cura pastorale, questa vena di grazia non abbia mai ad esaurirsi. In questo momento solenne non posso poi fare a meno di esprimere la mia sincera ammirazione e la mia riconoscenza a tutti e singoli i sacerdoti che il Signore mi ha fatto incontrare nella nostra diocesi. Cari fratelli, sono profondamente contento di voi: la vostra fedeltà nel ministero è uno dei maggiori motivi di soddisfazione per la nostra Chiesa, il vostro affetto per il vescovo mi sostiene e mi incoraggia, l’apprezzamento che la gente continuamente vi esprime è per tutti una gioia comune. Di questa gioia sono beneficiario e testimone, mentre nel corso delle settimane prosegue la visita pastorale. Se davvero, come ripetutamente e qualificatamente è stato riconosciuto (ancora una volta ieri dal santo padre Benedetto), in Italia la Chiesa è sentita vicina alla vita della gente, questo è merito vostro e di quanti, come voi, dedicano ogni giorno tutta le loro energie all’ordinario, costante e preziosissimo servizio sacerdotale nelle parrocchie. Il Signore ve ne renda merito col dono incessante del suo Spirito e vi custodisca sereni nella fedeltà al ministero ricevuto.

Sulle orme di san Gregorio

Con questo spirito di gratitudine per i nostri sacerdoti e di sincera ammirazione per la nostra Chiesa, desidero ora guardare alla figura luminosa del nostro patrono san Gregorio VII, che oggi onoriamo solennemente in questa sua e nostra terra di Sovana, per cogliere da lui qualche insegnamento che stimoli la nostra comune riflessione di credenti, che sia motivo per me di conversione e di rinvigorimento, che rimanga pietra miliare per il tuo futuro, carissimo Giacomo, ormai pronto a incamminarti nell’esercizio del ministero sacerdotale. Gregorio ha amato la Chiesa, l’ha amata intensamente e ha speso per lei tutte le sue risorse umane e spirituali, per lei veramente ha dato la vita. Cosa vuol dire amare la Chiesa? Guardando l’esempio di San Gregorio mi rendo conto che la Chiesa, per essere amata, deve anzitutto essere accolta così com’è. Gregorio ama la Chiesa non perché gli piace, ma semplicemente perché è la Chiesa, è la sposa del Signore da custodire, è la nostra madre da onorare... Davvero senza la madre Chiesa non saremmo quel che siamo! Guardiamo ancora San Gregorio. Come ama la Chiesa? La serve. Come serve la Chiesa? Semplicemente la ama. Il resto è conseguenza. Forse non giungeremo ad ammetterlo esplicitamente neppure con noi stessi, ma quante volte, di fatto, uno si impegna sul serio solo se il magistero del papa collima con le sue vedute, se le richieste del vescovo per l’esercizio del ministero pastorale coincidono con i suoi programmi, con i suoi desideri, magari con le sue ambizioni! La tentazione è sempre quella di confondere le proprie tendenze e i propri gusti personali con i carismi che lo Spirito Santo dona per l’utilità comune. Pensiamo serenamente alle nostre parrocchie. Pensiamo serenamente alle nostre giornate, ai nostri orari, al nostro stile di vita. Quanto è benedetta la parrocchia dove il pastore si affatica giorno e notte a cercare la pecora perduta! E questa benedizione è dono frequente anche fra noi. Ma quale senso di vuoto dove il sacerdote si accontenta di prestare un generico servizio, come qualunque stipendiato per svolgere un mestiere! Non deve intimorirci la stanchezza che puntuale sopravviene alla sera. Dovremmo piuttosto dolerci quando talvolta la stanchezza non ci coglie. Io sono immensamente grato a tutti i preti che alla sera sono stanchi perché durante il giorno non si sono risparmiati a lavorare nella vigna del Signore.

Don Giacomo, preparati alla croce...

Carissimo Giacomo, oggi è il momento della festa, domani poi verrà subito l’impegno e non mancherà il sigillo doloroso della croce. La vera croce, però, non toglie la gioia della festa e, senza la sua ombra luminosa, anche la gioia di oggi sarebbe soltanto la distrazione di un momento. La vera croce non sarà quella che immagini, né la tua gioia di prete sarà quella che desideri. Quale sarà la tua gioia di prete?  Ama sempre la Chiesa come la conosci: questo amore sarà ogni giorno la tua vera croce e sarà nondimeno la tua vera gioia. Rinnova ogni giorno la disponibilità al servizio, cercando di restare aperto alle esigenze sempre nuove che lo Spirito santo ti farà presenti. Suggerirà Lui il da farsi. Tu preparati al sacrificio. Con la grazia del sacramento dell’ordine il Signore te ne rende capace. E non avere paura, perché con le prove ti sarà data anche la forza di poterle superare.

Ti protegga sempre la Vergine madre di Cristo. Ti siano di esempio e di aiuto i nostri santi patroni. Si rallegri ogni giorno per te questa Chiesa, che profondamente ti ama, che ti accoglie con immensa fiducia nel numero dei suoi ministri, e che oggi per la tua ordinazione, unanime, rende grazie al Signore onnipotente.

Il grazie di don Giacomo

Al termine del rito della sua ordinazione, don Giacomo ha voluto ringraziare tutti con un breve, ma intenso intervento, costellato, come è ormai consuetudine in queste occasioni, da numerosi e prolungati applausi.

“Gesù, nostro Dio e nostro Signore – ha iniziato il novello sacerdote – oggi mi ha fatto suo sacerdote. Fratelli miei, voglio comunicarvi tutta la mia gioia, la mia felicità: oggi, dopo 25 anni, il Signore mi ha fatto suo sacerdote per sempre. Ancora una volta voi avete dimostrato il vostro amore ed il vostro affetto per me, accorrendo sempre così numerosi alle mie date decisive ed oggi al mio sacerdozio. Dal profondo del cuore vi dico solo questo: grazie, grazie, grazie, grazie del vostro affetto, della vostra generosità e della vostra vicinanza. Pregate per me, per il mio sacerdozio, pregate per la nostra Chiesa, per il nostro Vescovo, per i nostri sacerdoti - oggi sono anch’io fra questi sacerdoti – e per i nostri diaconi. Oggi il Signore mi ha fatto tutto suo: il mio corpo, la mia vita, la mia persona, appartengono interamente a Lui, al Signore, a Gesù; è questa la mia gioia, il mio desiderio più grande, è questa la mia vita e al Signore va tutta la mia gratitudine per la misericordia che mi ha sempre dimostrato accogliendomi come suo sacerdote. All’inizio del mio sacerdozio voglio rinnovare la mia consacrazione alla Madonna. A Maria santissima affido la mia vita e tutto quello che potrò compiere nel mio ministero. È vero, il mio cuore appartiene a Cristo: certo, il cuore di Cristo è grande, il mio è piccolo, ma sappiate fratelli miei che qui, nel mio cuore, c’è posto per tutti indistintamente. Pregate, pregate per me, perché il Signore faccia di me un sacerdote secondo il suo cuore. Un ringraziamento tutto particolare alla mia famiglia, a babbo, a mamma e a mio fratello, che mi hanno sempre sostenuto oltre che con il loro amore, anche soprattutto con la preghiera. Da oggi per me comincia una nuova vita, camminiamo insieme perché veramente possiamo uscire di qui rafforzati nella nostra fede, nella forza della nostra testimonianza a Cristo, nostra gioia, nostra felicità, nostra vita, amen”.

Una curiosità: il breve intervento di don Giacomo è stato interrotto quattro volte dagli applausi dei fedeli, mentre nell’unico momento in cui la liturgia dell’ordinazione li prevederebbe, cioè alla presentazione del candidato, fedeli e clero si sono limitati ad un timido “rendiamo grazie a Dio”.

 

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